Quante volte ci è capitato di essere ingolositi da un prezzo super scontato su un cartellino, di vedere cancellato il prezzo originario di un prodotto e trovare il nuovo prezzo incredibilmente più basso? Quante di queste volte però si trattava di sconti reali e non di offerte fasulle?
Per ovviare a questi rischi, l’Unione europea ha introdotto una serie di regole: si tratta del cosiddetto decreto Omnibus che entra in vigore in queste ore, rivoluzionando i negozi, online e fisici, soprattutto per quel che riguarda il modo di mostrare i prezzi. Basta finti sconti, il consumatore capirà davvero se il prezzo di un prodotto è stato abbassato e qual è il suo valore reale, promette l’Ue.
Italia in ritardo, regole Ue in vigore dopo un anno
Quando, ad esempio, vediamo che il prezzo di una cucina scende da 9mila a 5mila euro, con una bella barra sul prezzo iniziale, rischiamo di essere abbagliati da uno sconto apparentemente consistente e non ci domandiamo se il valore effettivo di quella cucina sia di 5mila euro, e il prezzo iniziale non sia che una cifra gonfiata in maniera folle.
Così, negli anni scorsi l’Unione europea ha introdotto una serie di regole per i negozi fisici e per gli e-Commerce per una maggiore tutela dei consumatori. Questa direttiva, approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio nel novembre 2019, avrebbe dovuto entrare in vigore in tutti gli Stati membri a maggio 2022. In Italia, però, il decreto attuativo della Direttiva Omnibus è stato pubblicato solo il 18 marzo 2023 sulla Gazzetta Ufficiale, con un considerevole ritardo rispetto alle indicazioni dell’Ue, ritardo che ha portato anche all’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Solo in queste ore entrano in vigore ufficialmente le regole sugli annunci di riduzione di prezzo.
L’obiettivo è fare in modo che i consumatori non vengano ingannati da riduzioni di prezzo pubblicizzate come tali che alla fine non sono vere riduzioni di prezzo, ma finti sconti.
Il prezzo di partenza deve essere il più basso degli ultimi 30 giorni
Concretamente, la direttiva prevede che nel caso in cui venga fatta una promozione su un prodotto, e quindi ci sia un prezzo barrato con una percentuale di sconto, deve essere chiaramente esposto al consumatore il prezzo precedente applicato dal venditore. Con “prezzo precedente” si intende il prezzo più basso che ha toccato quel prodotto nei 30 giorni precedenti il giorno dell’inizio della promozione.
Se i prodotti in promozione sono stati immessi sul mercato da meno di 30 giorni, il “prezzo precedente” sarà quello che il venditore ha applicato nell’arco di tempo inferiore a 30 giorni che precede la promozione e starà al venditore indicare il periodo di tempo di riferimento. Per fare un esempio, se un televisore ha un prezzo di listino di 2mila euro ma solitamente viene venduto a 1500, il negoziante che vuole proporre un’offerta a 1000 euro per quel televisore, non potrà barrare i 2mila euro mettendo 50%, sarà costretto a mettere i 1500 euro barrati calcolando il giusto sconto.
Se quindi in questi giorni capita di non trovare più prezzi barrati sugli e-commerce, o situazioni paradossali in cui il prezzo scontato è più alto dell’originario, è perché i negozi stanno aggiornando i cartellini alla luce della nuova direttiva. Presto sarà tutto più chiaro, si spera.